Il libraio di Selinunte
Cari amici,
questo libro di Roberto Vecchioni, Il libraio di Selinunte, è un viaggio nel mondo della parola, un omaggio alla parola.
Non ho ancora finito di leggere Kapuściński, In viaggio con Erodoto. Durante il primo viaggio in India, Kapuściński capisce l'importanza della lingua. Non sapeva una parola d'inglese, si sente accerchiato, preso in trappola dalla lingua. Studia giorno e notte parole a memoria. Comprende che il mondo ha il suo segreto e la sola chiave per accedervi è la lingua. Si rende conto del nesso tra i nomi e le cose.
Avevo capito, che quante più parole avessi conosciuto, tanto più ricco,
pieno e variegato mi sarebbe apparso il mondo in cui mi trovavo.
Ma molto più si accorge di quanto sia forte il legame dell'uomo con la lingua quando è testimone di uno scontro violento: language war! Scopre che la lingua è la carta d'identità, o meglio, il volto e l'anima di ciascuno.
Qui, la parola ti aggancia e non ti lascia più.
Selinunte è la parola, questo mito intoccabile che ci ha accompagnato da quando
l'abbiamo rapportata al suono dell'onda, al frusciar dei rami... La parola ha un
seme, nasce e si allunga verso la luce che trova, si spezza, germoglia e muta
petali, si adatta al tempo, al clima, si trasforma per sopravvivere...
Giunge in città un libraio che ama leggere e raccontare i libri più che venderli. La comunità non lo accoglie perché straniero, solo Frullo si reca ogni notte nella sua bottega per ascoltarlo mentre legge a voce alta.
Frullo assorbe le mille storie che nei libri sono custodite.
Un giorno gli abitanti del villaggio bruciano la libreria ma si accorgono con terrore che con le parole spariscono anche le cose che queste nominavano.
E' l'incapacità di far corrispondere le cose che diciamo e quelle che sentiamo.
Le parole pronunciano la vita. Ci accompagnano nel viaggio dell'esistenza.
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